Interessante convegno di studi organizzato dall’Università di Macerata, a margine del Master di II Livello fgcAD (Formazione, gestione e conservazione di Archivi Digitali in ambito pubblico e privato), e incentrato sul tema della digitalizzazione del patrimonio culturale sia dal punto di vista accademico-teorico e della riflessione critica che dal punto di vista pratico con esperienze e casi di studio.
“Digitalizzazione non è fare una scansione” esordisce la presidente ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana) all’apertura della prima giornata di lavori, ponendo l’accento sulla complessità dell’operazione, che richiede competenze specifiche, riflessione e analisi del materiale documentario oggetto di studio, uso consapevole delle nuove tecnologie per la tutela, la valorizzazione, la fruizione, l’accessibilità, la conservazione e la messa in sicurezza del patrimonio culturale nelle sue molteplici espressioni.
Nel corso della prima giornata, dedicata agli obiettivi strategici della digitalizzazione, sono state illustrate le novità più rilevanti in materia di linee guida, standard di riferimento e strumenti.
I dati del censimento sullo stato della digitalizzazione svolto nel 2017 su 120 istituzioni culturali dall’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) e illustrato da Chiara Veninata, hanno evidenziato alcune criticità: mancanza di una mappatura ufficiale dei siti che espongono risorse digitali, frammentarietà, scarsi servizi per gli utenti e quindi scarsa valorizzazione del materiale (non ci si basa su tecnologie semantiche che consentano e rendano significative le correlazioni delle risorse tra di loro), poca attenzione alle modalità di conservazione e al tema delle licenze d’uso, mancanza di formazione adeguata per il personale. E’ evidente come il progetto della Digital Library del patrimonio culturale italiano sia ancora quindi molto lontano.
Sono emersi comunque dal convegno molti spunti positivi e la concreta volontà di rendere i dati digitalizzati aperti e accessibili nonché correlati tra di loro (Linked Open Data) e fruibili su diversi dispositivi, sistemi operativi e piattaforme (interoperabilità).
Molti i progetti presentati, tra gli altri: il portale integrato dei beni culturali ecclesiastici BeWeb con oltre dieci milioni di records; SBN Teca, un’evoluzione della Teca Digitale italiana di Internet Culturale e SBN Cloud (sviluppato con software open source e destinato a biblioteche e reti di biblioteche cui offre assistenza tecnologica e servizi scalabili) entrambi dell’ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche).
Nella seconda giornata di lavori, dedicata ad esperienze e casi di studio, si è parlato dei Materiali Audiovisivi (tecniche di digitalizzazione dell’archivio storico della RAI e digitalizzazione dei media audiovisivi dell’Archivio Luce), Sonori (digitalizzazione dell’archivio sonoro di Radio Radicale e della Radio Vaticana), Fotografici (con il bellissimo esempio della Fototeca dello storico dell’Arte Federico Zeri) e Cartacei con il workflow del progetto di digitalizzazione della Biblioteca Apostolica Vaticana illustrato in un interessante intervento di Daniele Lisci del Coordinamento dei Servizi Informatici BAV che ha approfondito le tematiche della conservazione a lungo termine nel formato FITS e dell’adozione dello standard IIIF – International Image Interoperability Framework.
(Il convegno è ascoltabile nella sezione “Convegni” di Radio Radicale – https://www.radioradicale.it/scheda/587508/digitalizzazione-del-patrimonio-culturale-linee-guida-standard-esperienze).
(Articolo a cura di Alessandra Poleti)